19 maggio 2010

Il coleottero poco ecologico


Un piccolo parassita dei pini sta distruggendo chilometri di foreste canadesi. Trasformandole in immense fonti di anidride carbonica invece che di ossigeno.

Margaret Munro, "The Vancouver Sun", Canada. Pubblicato su "Internazionale" n°746, a. 2008


Un piccolo parassita sta trasformando le pinete canadesi della Columbia Britannica in un immensa fonte di gas serra. Una ricerca del Canadian forest service, pubblicata sulla rivista Nature, spiega che quando quest'invasione senza precedenti finirà, i coleotteri avranno ucciso tanti di quegli alberi che nell'atmasfera ci sarà quasi un milardo di tonnellate di anidride carbonica in più. Una quantità cinque volte superiore alle emissioni annuali di tutte le auto, i camion, i treni e gli aerei che circolano in Canada, sostiene Werner Kurz, principale autore dello studio. E l'impatto dell'insetto, avverte il ricercatore, va ben oltre i confini dello stato.
Insieme a oceani e praterie, le foreste sono vitali per l'assorbimento dell'anidride carbonica, che è uno dei principali gas a effetto serra. "Questo patrimonio naturale non contribuisce più al suo assorbimento", spiega Kurz. "Al contrario, ne diventa una fonte", perchè quando gli aberi marciscono e bruciano, sprigionano carbonio. Secondo Kurz e i suoi colleghi del "Pacific forestry center", l'invasione del piccolo coleottero (Dendroctonus ponderosae) nella Culumbia Britannica ha "un'estensione e una gravità senza precedenti". Alla fine del 2006 erano stati attaccati 130 mila chilometri quadrati di foresta. I ricercatori prevedono che, quando l'invasione sarà finita, saranno state liberate nell'atmasfera 990 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari a 270 milioni di tonnellate di carbonio. I dati comprendono sia la quantità del carbonio che gli alberi morti non assorbono più sia quella sprigionata mentre si decompongono. Nei prossimi anni "l'insetto avrà raso tutto al suolo", afferma Kurz, e solo allora la foresta comincerà a riprendersi, almeno nella Columbia Britannica.
Il coleottero scolitide si sta già spostando verso dei pascoli più verdi. Ha superato le montagne Rocciose ed è entrato nella foresta dell'Alberta occidentale, dove sembra essere stato fermato dal vento freddo delle praterie. In futuro, però, le condizioni climatiche più favorevoli potrebbero permettere all'insetto di arrivare all'immensa foresta boreale del Canada settentrionale, uno dei più importanti serbatoi di carbonio del pianeta. Lo studio pubblicato su "Nature" analizza l'invasione della Columbia Britannica negli anni novanta. Ci sono molti fattori che hanno contribuito a preparare il "buffet" per i famelici insetti, come lo chiama Kurz. Alla fine dell'ottocento e all'inizio del novecento alcuni grandi incendi si sono propagati nelle province occidentali lasciando spazio allo sviluppo delle pinete. I successivi programmi di prevenzione sono stati talmente efficaci da pemettere alle foreste di crescere senza grandi problemi. "Quasi un secolo di misure antincendio ha permesso alla foresta di invecchiare e di allargarsi", spiega Kurz e aggiunge che anche la riduzione della deforestazione ha contribuito a far crescere e prosperare le pinete.

Biocarburanti

Negli anni novanta le temperature hanno cominciato a salire e le ondate di freddo invernale che tenevano a bada il coleottero sono diventate più rare. "Ora l'insetto può spostarsi più a nord e ad altitudini più elevate", afferma Kurz. Quando il parassita buca la corteccia ed entra nel legno, gli aghi verdi diventano rossi e poi cadono, aumentando il rischio di incendi. Si calcola che finora sono andati perduti oltre 435 milioni di metri cubici di legname. Molte comunità, resort di pesca e parchi si ritrovano in mezzo a foreste morte, che si estendono per centinaia di chilometri.
Le fabbriche di legname sono state incoraggiate a recuperare il legno prima che si decomponga. E cresce l'interesse per la trasformazione degli alberi in biocarburante. Anche se l'idea è molto discussa, secondo Kurz il biocarburante prodotto con le foreste morte permetterebbe di estrarre meno petrolio e gas. "In questo modo il biocarburante non intaccherebbe le scorte alimentari", spiega, riferendosi alle polemiche sull'uso di mais, grano e altre piante per produrre combustibile. "Ovviamente non vogliamo recuperare ogni albero morto", aggiunge, perchè decomponendosi gli alberi nutrono il terreno. "Però credo che serva il dibattito pubblico su come gestire le foreste uccise dal coleottero".

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