La nostra è l'epoca dei contrasti. E della sensibilità ambientale. Il senso di colpa per i danni inflitti a Madre Terra ci imporrebbe di chiudere l'acqua mentre ci si insapona, sotto la doccia. Multe per chi non rispetta la raccolta differenziata, certo. Pannelli solari. Hai un suv? Sei pazzo, hai idea di quanto consumi? Per non parlare delle emissioni nocive. Proprio non ci siamo, l'ideale sarebbe un ibrido, una fantomatica auto elettrica. Non dimenticare di spegnere la luce quando ti sposti da una stanza all'altra; butta quel rottame che ti ostini a chiamare lavatrice, e comprane una che appartenga alla classe A. Lascia l'auto a casa la mattina, e se proprio non vuoi prendere il tram, almeno comprati una macchina nuova. Rispetti l'ambiente e non paghi l'ecopas per entrare nella cerchia dei bastioni. Se non lo fai, nella migliore delle ipotesi sei fuori moda, nella peggiore sei un poveraccio che gira su una panda del '95.
E se sei una grossa società che avvelena l'aria e non solo con scorie e anidride carbonica? Che cosa puoi fare? Pianta alberi. Fallo nel terzo mondo, costa meno. Continua a fare quello che fai, puoi compensare dando il via a un piano di riforestazione. Oppure assumi qualcuno per farlo. Soldi in cambio di un credito di emissione, il cosiddetto CER (Certified Emission Reductions). Fallo altrove come in Uganda. Crea un parco nazionale dove piantare eucalipti. Anche a discapito di chi su quella terra, il monte Elgon, ci vive da sempre.
La nostra è una realtà complicata. C'è chi pianta alberi credendo che il suo gesto possa veramente fare la differenza. Come Rubens Matuck. C'è chi ci crede. C'è chi ci specula sopra ai danni di chi difficilmente ha i mezzi per difendersi. E poi c'è chi tutto questo lo racconta...
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